Dall'illusione del Credo al Culto Ufologico di Tee e Do

 


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Vi ricordate il suicidio di Jonestown Era il 18 novembre del 1978 quando 912 seguaci della setta del 
«Tempio del Popolo» della Guyana, si immolarono tutti in massa bevendo un cocktail al cianuro, secondo gli ordini del loro capo, il reverendo Jim Jones; un uomo stimato, che propugnava una sorta di socialismo apostolico e fu anche assessore all’edilizia nel comune di San Francisco sotto il sindaco democratico George Moscone. Addirittura la moglie del presidente Carter, Rosalynn, fu colpita dalla bontà di quest’uomo e intratteneva con Jones regolare corrispondenza epistolare. Il vicepresidente Mondiale, in una lettera al «caro Jim», si dichiarava «riconoscente per il lavoro del Tempio del Popolo nella difesa della libertà di stampa, nella lotta contro la droga e nella direzione di un istituto per bambini handicappati». Jones poi sentendosi perseguitato prese segretamente accordi con il governo della Guyana e ottenne alcuni lotti di terreno nella giungla: così, nell’estate del 1977, più di mille persone si trasferirono nella nuova «Terra promessa» e diedero vita a Jonestown, la comune della setta del Tempio del Popolo.

In seguito alle varie indagini, nel 1978, il deputato californiano Leo Ryan si recò in visita a Jonestown insieme a un gruppo di giornalisti per verificare cosa accadesse realmente nella comunità: il politico, però, venne ucciso da un seguace della setta su ordine dello stesso Jones, insieme ad altre quattro persone, durante una sparatoria mentre cercavano di ripartire dall’aeroporto con alcuni adepti che erano stati costretti a partire per la Guyana.
Fu a questo punto che qualcosa si ruppe: il reverendo Jones, convinto che la Chiesa, il governo e la Cia volessero distruggerli, salì sull’altare e “per il bene del popolo”, ordinò ai fedeli «il supremo sacrificio, per la religione e il comunismo» e per «difendersi dall’imminente invasione delle forze del Male». Centinaia di persone bevvero un cocktail al cianuro, facendo la fila davanti a un enorme bidone pieno della bevanda avvelenata. Jones aspettò che tutti esalassero il loro ultimo respiro e si sparò un colpo di pistola alla tempia: attorno a lui rimasero i cadaveri di 911 persone, il più grande suicidio di massa nella storia.
Altro caso analogo venne operato da 39 adepti uomini e donne di una setta informatica del culto ufologico Heaven’s Gate, che si uccisero nel marzo del 1997 in una meravigliosa e multimiliardaria villa presso il Rancho Santa Fe, sopra la magnifica baia di San Diego, pagata con i proventi del loro lavoro di esperti di software e Internet, progettando e disegnando pagine per un elite di importanti clienti. Questi adepti si consideravano monaci ed erano guidati dal co-fondatore Marshall Applewhite che era ritenuto un mediatore tra gli esseri umani e gli alieni. Padre John e Fratello Logan, furono trovati morti con loro. Tutti morti sotto la scia della Cometa che quella notte avrebbe attraversato il cielo di San Diego. Anche questi si sono prima fatti intontire dai barbiturici sciolti nella marmellata di mele tiepida e dalla vodka, poi si sono finiti l’uno con l’altro con sacchetti di plastica legati alla testa preparati per il colpo di grazia, tutti sdraiati a terra, proni verso il cielo californiano che loro sognavano, coperti da un sudario viola, pronti a raggiungere quegli esseri superiori, extraterrestri che credevano in viaggio su due navi nascoste dietro la luminosa coda della cometa Hale Bopp. “Loro credevano che l’avvicinarsi di Hale-Bopp fosse il ‘segno’ che aspettavamo, l’arrivo dell’astronave dal ‘Livello al di sopra dell’umano’ che venne per portarli a casa nel ‘loro mondo’, nel vero Paradiso. Credevano che i loro 22 anni di scuola sul pianeta Terra, fossero finalmente giunti a conclusione e affermavano. “Noi siamo felicemente preparati a lasciare questo mondo e a partire con l’equipaggio di ‘Ti’”.  “Per loro quelli chiamati Ti (Tee) e Do (Doe) erano le nuove reincarnazioni di Gesù e del Santo Padre”.

Studi e contenuti a cura di Lucio Tarzariol
Video: Redazione Artealiena - Mirko Tarzariol  

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